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Visualizzazione dei post da gennaio, 2022

Quel "diritto al sesso" che non esiste

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La dichiarazione dei diritti sessuali recita: "Ogni individuo ha il diritto di controllare e di decidere liberamente sulle questioni relative alla propria sessualità e al proprio corpo. Questo include la scelta dei comportamenti, delle pratiche, dei partner e delle relazioni sessuali, con il dovuto rispetto per i diritti degli altri." Naturalmente, la dichiarazione tutela la libertà dell'individuo in merito alla gestione della sua vita sessuale, che comprende la scelta del/della partner e delle pratiche e il rispetto reciproco. Le tutele includono anche la salute, gli orientamenti e le identità sessuali, poiché le discriminazioni e le persecuzioni contro la sessualità delle minoranze e delle donne persistono in tutti i Paesi. Il diritto al sesso, invece, non esiste (e non deve esistere), perché violerebbe tutti gli articoli della dichiarazione. Il diritto alla sessualità non va inteso come "diritto al rapporto sessuale", dal momento che è un'even

Io desidero, non acconsento

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La parola consenso è ormai diventata una delle parole d'ordine del femminismo, soprattutto in relazione allo stupro e alla prostituzione. È sufficiente il concetto di consenso? Per consenso in generale si intende il permettere che un atto si compia. IL CONSENSO  Il paziente che dà il consenso a una operazione chirurgica da cosa è mosso? Comprende quello che c'è scritto nel modulo? Ha gli strumenti per farlo? Il consenso che dà il paziente è libero o è condizionato? Sappiamo che il consenso in ambito sanitario trasferisce parte della responsabilità dal medico al paziente. LA SCIVOLOSITÀ DEL CONSENSO  Il consenso, soprattutto se inserito in una legge (stupro o prostituzione), è un concetto limitante e persino scivoloso. Ad esempio in merito al contratto matrimoniale si potrebbe paradossalmente sostenere che il consenso al sesso è implicito e dato una volta per tutte all'origine e che quindi non sia necessario ottenerlo di volta in volta. Infatti per molto tempo si

Lover boy, una subdola forma di papponaggio

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Lover boy, letteralmente "amante".  È un uomo, solitamente ma non necessariamente di giovane età, che finge di intrattenere una relazione amorosa con una o più donne allo scopo di indurle alla prostituzione. Come agisce il lover boy? La sua scelta non è mai casuale e le sue modalità sono altamente strategiche. Come un ragno che tenta di attirare la preda nella propria ragnatela, ha sempre un target specifico, nel quale rientrano la maggior parte delle volte ragazze giovanissime, ma soprattutto vulnerabili, la cui vita è lastricata di solitudine, traumi e abbandoni. Paesi poveri, quartieri degradati, famiglie problematiche e persino orfanotrofi diventano così il campo da caccia ideale del lover boy, che fiuta la disperazione della propria vittima e riesce a usarla a proprio favore. Inizia, infatti, con una serie di attenzioni che, da come intuisce, la propria preda non è abituata a ricevere, e diventano col tempo sempre maggiori e più intense trasformandosi in un v

I danni della prostituzione in Germania

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È facile non notare i danni della prostituzione se non li guardiamo direttamente e, mentre tutte le donne sono influenzate dalla realtà della prostituzione, la maggior parte delle persone che non sono direttamente coinvolte nell'industria del sesso hanno una conoscenza limitata di ciò che accade al suo interno. Dobbiamo chiederci onestamente quali siano le implicazioni della normalizzazione della prostituzione. Non è accettabile dire semplicemente: "Non ne sono influenzato/a personalmente e ci sono cose più importanti su cui concentrarci". Quando scopriamo gravi violazioni dei diritti umani, come nel caso della prostituzione, è nostra responsabilità fare qualcosa al riguardo. Se diamo uno sguardo onesto alla situazione in Germania, è chiaro che è assolutamente necessaria un'azione. Il Bundestag (il Parlamento tedesco) ha approvato nel 2001 la legge sulla prostituzione, grazie ai voti dei socialdemocratici e dei verdi, allora al Governo in una coalizione gu

Tre fallacie logiche dell'attivismo pro-prostituzione

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Il mito  sex work is work è sostenuto da una serie di ragionamenti maturati nell'ambiente accademico da parte studenti che organizzano dibattiti sul commercio sessuale all'interno delle università. Va detto, a onor del vero, che tali discussioni sono quasi sempre a favore dell'industria del sesso. Il nostro progetto ha avuto modo di interagire con questa realtà. Abbiamo avuto vari confronti con studenti di diverse facoltà che, naturalmente, hanno arricchito il nostro bagaglio culturale su questo tipo di attivismo e dato la possibilità di analizzare le loro motivazioni a sostegno della prostituzione. Prima di analizzare tre di quelle che riteniamo fallacie logiche, è giusto chiarire che queste persone usano l'espressione sex work per includere più soggettività, molte delle quali incompatibili con la compravendita di prestazioni sessuali ("cam girls", ragazze che vendono foto di nudo su internet o partecipano alle cosiddette "telefonate erotiche

Quell'attivismo pro-prostituzione che odia le sopravvissute

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Che l'attivismo a favore del mercato del sesso abbia problemi di misoginia è un dato di fatto. Oltre a sostenere un'industria maschilista e patriarcale, spacciandola come libertà sessuale ed emancipazione economica, le attivisti e gli attivisti del "sex work" non esitano mai a silenziare le donne sopravvissute alla prostituzione con accuse di bigottismo, moralismo ecc. In Italia è successo anche ad Adelina Sejdini, vittima di tratta suicidatasi lo scorso novembre, che venne ignorata e svilita dai paladini e dalle paladine del finto progresso, salvo poi essere ricordata con i loro post farciti di ipocrisia melensa dopo la sua morte. L'accusa che l'attivismo pro-prostituzione muove contro le sopravvissute è che "userebbero" il loro vissuto per generalizzare sull'intero commercio sessuale, compiendo, sempre a suo dire, violenza contro le altre sex   workers.  Ma, quando le sopravvissute cercano il dialogo o partecipano a degli eventi per